Prima di bruciare vivo il geniale e profondo Vanini, gli strapparono la lingua, perché egli, con essa, aveva bestemmiato Dio. Confesso che, quando leggo simili cose, mi vien voglia di bestemmiare questo Dio.
Arthur Schopenhauer

martedì 2 novembre 2010

05111975


Quello che segue è l'estratto di un manoscritto; anche una dedica ai suoi molti Orfani.

Le incomprensioni nacquero sin dallo scambio di informazioni riguardo ai loro interessi: furono schierati da un lato il calcio – ovviamente vissuto da spettatore –, dall'altro la letteratura, il cinema, la musica progressive rock in particolare quella inglese e il nascente (proto-) punk angloamericano, quindi una qualche infarinatura politica/anti-politica e, tanto per chiudere, la pallavolo esercitata su campo. L'imbarazzo provato da chi è stato scoperto a scaccolarsi mentre credeva di non essere guardato cominciò a manifestarsi nell'aria. La ragazza, che nascondeva maliziosamente un ego compiaciuto, propose di prestargli dei libri, tanto per vedere se riusciva a suscitare in lui una qualche sorta di curiosità anche perché, a dirla tutta, desiderava farlo crescere culturalmente abbastanza da poter alimentare il proprio autocompiacimento. Il poi-irrimediabilmente-ecc. fu lieto di accettare. La pedagoga non retribuita tentò di lucidarlo con alcuni testi che presto lui avrebbe dimenticato a) perché avrebbe faticato a seguirli e b) perché in verità – cosa che non le avrebbe mai confessato – annoiato da lessico e sintassi percepiti come troppo articolati (cfr. punto a)), li avrebbe abbandonati molto prima di raggiungere la metà per restituirglieli solo dopo aver atteso un lasso di tempo sufficientemente lungo in modo che un'effettiva lettura da lei sarebbe stata considerata plausibile. Tra i due, quella furba era la ragazza: pur senza menzionare la sua intuizione, non si era certo lasciata prendere in giro dalla puerilità di un insipido quindicenne che aveva farfugliato insensatezze alle domande da lei formulate a proposito dei tomi che le erano appena stati restituiti, perché lei non si sarebbe mai fatta impietosire da un Mi ci sono messo d'impegno, ma non ci ho capito niente, dato che su due/trecento pagine è davvero inverosimile che non una sola frase possa essere compresa da una persona che parli la lingua in cui quelle pagine sono state scritte. Tuttavia, ciò che sancì la netta troncatura, peraltro univoca, tra i due, non fu questo episodio, che a posteriori non designava nulla di così grave, ma una discussione in cui il quindicenne-futuro-impiegato esprimette una mancata deferenza su un avvenimento (un Avvenimento) che l'altra considerava una Tragedia, un Lutto, una Perdita Incolmabile cui l'intero mondo avrebbe dovuto confessare tale e di cui, viceversa, l'intero mondo era da considerarsi fautore. (Dov'è che l'aveva sentito?).
Tre giorni prima che la discussione avesse luogo, il 2 novembre 1975, una donna rinvenne un cadavere sulla spiaggia dell'idroscalo di Ostia. Il cadavere era di Pier Paolo Pasolini. L'aveva scambiato per immondizia, la donna. Così disse, e di questo errore di valutazione il quindicenne, che ascoltava le notizie a lui già note che l'amica gli esponeva con una certa tragicità stonata vagamente riconoscibile in questa qualifica, ne rise pensando a quanto beffarde possano essere le coincidenze: venire violentemente bastonati, investiti dalla propria auto guidata da qualcun altro, morire ed essere scambiati per immondizia nel giorno della commemorazione dei morti è davvero l'esito di un gioco ironico, sghignazzò usando circa questi termini, oltretutto nel giorno del mio compleanno, aggiunse. Che era comico quasi come morire per dissenteria, anche.
L'interlocutrice raggelò, e non solo per l'errata giustapposizione dei termini – in particolare quando diceva «comico»; semmai era «atroce», «umiliante», «evitabile» -; restò immobile e con la bocca impercettibilmente aperta per una certa frazione di tempo riflettendo sulla possibilità di aver travisato, di non aver colto un senso magari celato. I suoi dubbi furono presto spazzati via da un rincaro della dose nel momento in cui l'altro rubò le parole di suo padre per affermare che P.P.P. era un pederasta talmente comunista che anche i comunisti lo schifavano per quanto fosse comunista. Chissà cos'altro avrebbe aggiunto se Pelosi avesse dichiarato la sua versione sin da subito, secondo cui l'intellettuale invocava la madre mentre i suoi aggressori gli spappolavano la faccia e rompevano le ossa per farlo assomigliare quantomeno nella forma all'immondizia che con tanta ostentazione aveva denunciato. La dantesca, dura legge del contrappasso. Non sarebbero mai bastate le sberle che la ragazza aveva avuto voglia di far suonare sulla faccia dell'imberbe, e tanto tempo nessuno lo ha a disposizione. Ebbe quasi un accesso di diplomazia in cui avrebbe evidenziato i punti che suscitavano il suo disaccordo e magari avrebbe potuto approfittare dell'occasione per esporre qualche citazione che, senza dubbio, sarebbe giunta a sostegno al momento opportuno, ma, non avendo pubblico, non lo fece; si limitò a soffocare un insulto, voltarsi e allontanarsi. Le distanze tra i due sarebbero state ripristinate ed estese fino alla privazione del saluto e questo è quanto.


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