Prima di bruciare vivo il geniale e profondo Vanini, gli strapparono la lingua, perché egli, con essa, aveva bestemmiato Dio. Confesso che, quando leggo simili cose, mi vien voglia di bestemmiare questo Dio.
Arthur Schopenhauer

giovedì 17 novembre 2011

L'utilità (presunta) dei blog e la sconfitta autoinflitta preventivamente (ma neanche tanto)


Si dice che, periodicamente, sia opportuno fermarsi per fare un resoconto del tragitto percorso sino ad un dato momento della vita, scandagliare, analizzare, valutare la validità di ciò che si ha prodotto (ammesso che qualcosa sia stato prodotto). Concordo? Non esattamente. È vero che, così facendo, creiamo l'occasione per saldare le faccende rimaste in sospeso, rispolverare bei ricordi o – perché no? - compiacerci dell'esito positivo di un intento che c'eravamo preposti; altrettanto vero è che potremmo pericolosamente scoprire di essere risultati l'artificio di una cattiva esistenza, la cristallizzazione di una volontà incerta ed inespressa, l'elucubrazione di un pensiero mediocre rimasto a metà tra la computazione e la manifestazione dello stesso in quanto fenomeno. Il quasi compimento parzialmente malriuscito di un mezzo coito semivirtuale. Tra l'altro, la percezione del negativo gode di mole preponderante, quindi il rischio di essere disgustati da ciò che si è stati non è proporzionabile coi volti distesi delle ore migliori.
Se si verifica la prima delle ipotesi, non siamo ancora genii, ma ce la caviamo benissimo; nel secondo caso c'è l'ampia possibilità che lo sgomento prevarichi sulla nostra volontà esercitando un'influenza negativa che, coadiuvata dalla costante distrazione che la circostanza per forza di cose verrà a creare, ci farà convivere con la paura del fallimento che inevitabilmente comprometterà ogni nostra attività.
«E adesso? Come posso, adesso, andare avanti ignorando quanto ho visto?»
È impossibile ignorarlo, infatti. Quando un seme malato si installa nel complesso meccanismo della mente, non c'è modo di neutralizzarlo: possiamo solo indebolirlo e tentare di tenerne sotto controllo lo sviluppo. (Inception non c'entra una fava, inoltre mi ha fatto quasi del tutto cacare!)

Seguendo questa logica, qualche tempo fa ho dato una scorsa al blog per valutare, appunto, quanto scritto negli ultimi due anni; con sgradevole ridestare, ho ricordato quali erano le intenzioni che mi ero imposto di seguire, quando lo creai, e mi sono reso conto di non averle rispettate. Il che non è male, perché è giusto evolversi e cambiare idea, seguire il flusso dettato da circostanze che mai potranno essere universali od immutabili, altrimenti i peggiori errori non avrebbero mai modo di esser corretti; dunque in futuro potrei anche cambiare idea e decidere che la coerenza sia il primo dei valori nella scala, che cambiare idea sia sintomo di falsità, se non malafede. Il problema (lo definisco così perché circoscritto in questo ambito) è che se in principio esponevo il mio punto di vista su alcuni temi – talvolta anche superficiali o del tutto irrilevanti –, col tempo sono arrivato a pubblicare quasi esclusivamente recensioni musicali (qualche libro, qualche film) tralasciando qualsiasi altro argomento arrivando dunque a proporre qualcosa di estremamente impersonale, in definitiva ciò che non volevo.
Ciò constatato, è sorta la domanda: a cosa serve, allora, il blog? A fare pubblicità? (Infatti gli spammers vanno ghiotti della casella c-box, ormai monopolizzata). Ad inserire qualche immagine fica per sobillare gli ospiti casuali?
È anche lecito, a questo punto, fare il confronto con gli altri blog, per lo più fondati sulla diffusione di foto rappresentanti esemplari di passera non-volatile, sulla condivisione di argomenti di stampo intimo e personale (non scomodiamo la parola outing, ché anche questo fenomeno possono concederselo in pochi) con sconosciuti a cui di questo nulla può interessare, sulla pubblicazione di racconti, poesie, pezzi di satira, disegni di produzione propria con la coraggiosa speranza di trovare assenso o magari solo per fare un sacrosanto tentativo di pubblicizzarsi, sulla pubblicazione di articoli giornalistici di controinformazione (alcuni dei quali risultano indispensabili per restare informati, vista la qualità risibile del lavoro dei mass media e dell'ufficialità). La mia mira iniziale rientrava, marginalmente, nella terza categoria; avrei voluto offrire qualcosa che facesse ridere e pensare, ma solo per celare la reale concezione del mio blog: il mero esercizio (tale scritto, in fondo in fondo, ne è parte integrante).

Ciò che anzitutto ho fatto, è stato tenere un occhio di riguardo per quella nota inserita nella colonna laterale, qua in alto a destra, perché sono nessuno e non ha senso che io parli degli eventi immensi che si susseguono: non sarebbe che un copia/incolla o un remiscelare delle parole altrui. Aggiungiamo le “nuove” intenzioni della SIAE (spero non mi chiedano soldi per aver scritto SIAE – cazzo, l'ho fatto due volte!!!), aggiungiamo le ulteriori restrizioni che a breve saranno esercitate sulla libertà di opinione, aggiungiamo che se devo stare attento a cosa dico preferisco tacere, ed ecco che mi ritiro per scelta, in parte anche indotta, anticipando i tempi. Tanto, seguendo questa indecente logica, non mi sono mai sbizzarrito e questo blog mi faceva cagare già da parecchio tempo. Ne consegue la cancellazione di tutti gli articoli precedenti appena queste nuove “norme” entreranno in atto, forse con qualche eccezione, tenendo solo questo pezzo come chiusura. Non aggiornerò più, se dovessi farlo, lo farò in maniera ancora più stupida (dettata solo dal mio bisogno di scrivere, siano cazzate o meno) e comunque ad un altro indirizzo. Questa è la mia lapide, lo stendardo che ho perso durante la diserzione dal campo di battaglia. «Il mio progetto: CEDERE PER PRIMO», tanto per citare il buon Zamboni.
Più che abbandonare il mio, molto più mi duole la prevedibile chiusura dei molti blog che ad oggi seguo, questi sì utili.
Tuttavia nessuna lotta mi accende, questo non è un focolaio, solo un mandarvi TUTTI a fanculo, mettendo anche ME “dentro” TUTTI, perché ciò che è accaduto, ciò che accade, ma soprattutto ciò che accadrà, è responsabilità NOSTRA, siamo stati NOI a concederlo, e voltare lo sguardo o continuare a cercare un capro espiatorio è la conferma e l'ostentazione della NOSTRA vigliaccheria. Qualcuno dovrà pur fermarci, un giorno o l'altro, perché NOI, da soli, NON lo faremo mai. Questo è certo.

Ribadisco:
FANCULO A NOI TUTTI, ce la siamo cercata.

Fine,
(quello che fino ad ora si è firmato) LoMerz.


P.S. Tanto per chiudere con una canzone, lascio il link, piuttosto di “embeddare” il video, con buona pace della gestapo dei diritti d'autore. Cliccare QUÌ

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